Spazio A Firenze

I luoghi cambiano le persone

Conferenza di Claudio Nardi 29 aprile 2016

I luoghi cambiano le persone

Molti anni fa mi era rimasto impresso un titolo, solo il titolo, di Carlo Cassola… le persone contano più dei luoghi. Sono concetti complementari, validi per le grandi opere, le grandi infrastrutture, così come per la quantità di luoghi minori, anche in piccole e a volte anonime porzioni di territorio esausto, gremito o svuotato di funzioni e di bellezza… Potremmo e dovremmo dare un senso nuovo al proclama dei futuristi, agli inizi di un altro secolo, mutandolo oggi in “bellezza igiene del mondo “, anche se, lo so, guardando le macerie sociali e umane intorno a noi la frase potrebbe ricordare una surreale Marie Antoinette che invita il popolo affamato e senza pane ad addentar brioches. Eppure creare bellezza significa tout court creare, amare, curare i luoghi, può apparire superfluo ed è essenziale.

In tutto ciò fanno paura sia l’ampio relativismo applicabile al concetto di bellezza e l’appropriazione indebita e vuota che ne sta facendo la politica.

A parte i monumenti, ovvero le architetture che riescono a sedimentare valore e, memoria e diventare iconiche, punti di riferimento permanenti, tutti i luoghi, tutte le architetture, per adempiere alla loro funzione, per adeguarsi, o meglio, per indurre uso, piacere, emozioni, devono essere sensibili, emozionali, mutevoli, forse non definite o definitive e nemmeno solo appartenenti ad un mondo proprio, autoreferenziale.

Se i luoghi cambiano le persone, se sono il contesto ma anche l’alimento, la cura, i luoghi opachi, brutti, non solo quelli malsani, possono essere la pena, possono essere un sottile, lento veleno per le generazioni. Quei luoghi, nel loro permanere nel tempo, possono innescare una specie di sindrome di Stendhal al contrario, possono (e hanno potuto) demolire, insieme al dio mercato, quel sentire comune del bello che era (inconsciamente) la nostra storia e il nostro tesoro, non solo la bellezza da proteggere, soprattutto quella da creare ogni giorno, inclusa la quotidianità dei nostri comportamenti.

Ecco alcune tracce del mio racconto sulle mutazioni attraverso quattro punti di vista, con l’uomo come unità di misura.

Luoghi che mutano (destinazione, funzione, forma, espressione) Esempi di un percorso, iniziato a fine anni 80, che mi ha sempre visto affascinato dalla trasformazione degli organismi, degli edifici. Ho iniziato allora a chiamarlo Riarchitettura, oggi tanti altri nomi affollano le riviste: innesti, costruire sul costruito… Comincio dal più importante degli ultimi, il MOCAK, e poi il più vicino, la sede della casa editrice Mandragora, i più intimi, Madrid, Ghibellina, i piu osati, Parma, Biagini, Majestic.

Luoghi solidi (che trasformano gli spazi aperti) superfici solide e vuote, massa e dettaglio, materia, colore. Sono i progetti per Marina di Carrara, Chiatura, Amman, per gli uffici a Cracovia.

Inside Out mutazioni complesse, piccolo-grande, interno-esterno, intimo-pubblico, ragione e decorazione, in un percorso unico e trasversale. Lo rincontriamo in Riva, Dolce & Gabbana, Piero Toilette, Atil, Luisa via Roma, ZR, Bea, Cavallini e nel Museo dei Marmi.

I NON luoghi Mutazioni temporanee, sul confine tra sostanza ed espressività, tra funzione ed emozione, arte e architettura, solido ed effimero, come The Ephimeral Palace on Arno, The Inhabited Arch in piazza Repubblica, The Transparent Nest sul retro del Gambrinus, il ponte della piazza e del giardino alla Cascine…

Spazio A

Lungarno Benvenuto Cellini, 13A
50125 Firenze, Italia

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