Partecipazione alla giuria

Premio Dedalo Minosse

Osservare, leggere, comprendere le idee ed i progetti è sempre un esercizio interessante, istruttivo, anche emozionante, eppure, penso che un buon progetto, soprattutto se già realizzato, visibile, tangibile, funzionante e inserito nel contesto, non abbia bisogno di molte presentazioni; il miglior commento è dato dalla risposta naturale, istintiva, sincera degli utenti, funziona? Emoziona? Esprime un linguaggio maturo, originale e sensibile e si inserisce “bene” nel contesto naturale o urbano che sia? E questo non è sempre comprensibile attraverso il racconto dell’architetto.
Analizzare così tanti progetti, diversi e interessanti, durante i lavori della giuria del Premio Dedalo-Minosse ha richiesto ogni volta un esercizio di immedesimazione, con il tema, con il luogo, con la poetica dell’autore e con le intenzioni del committente.
Accade però facilmente che si perdano le tracce del percorso per concentrarsi sul risultato e quindi sull’opera e sull’architetto, anche se sappiamo che il committente rimane una delle principali risorse del progetto, portatore di identità esclusiva, di bisogni e intenzioni che vanno a permeare indissolubilmente l’opera e si diffondono in tutte le facce del progetto.

L’autore è l’artefice ed il direttore artistico della sintesi, il committente è la scintilla, ma nella osservazione dell’architettura costruita è facile dimenticarlo e nonostante tutto in alcuni momenti è accaduto anche a noi, almeno a me durante i lavori della Giuria; allora si prova a fare il percorso a ritroso e si cercano tra le pieghe del progetto le tracce dei ruoli diversi e delle diversità identità prima che si fondessero nell’opera.
Ciò che più mi colpisce, sempre, è infatti il leggero cambiamento che si può avvertire nel linguaggio di uno stesso autore, in relazione a contesti e funzioni diverse (ovvio), ma soprattutto in relazione alla varietà e alla qualità della committenza e quando questo accade, con risultati interessanti e non scontati io penso di osservare l’opera di un grande architetto.
Claudio Nardi